Ciao a tutti,
Mi chiamo Rossella e sono la mamma di Samuel un fantastico bambino di 2 anni.
Samuel è nato in un giorno di pioggia incessante, a settembre del 2016 dopo una gravidanza clinicamente tranquilla ma vissuta con ansia, non con la gioia di chi per la prima volta sta per diventare mamma. Il giorno che scoprii di essere in attesa le gambe mi tremarono terribilmente, fu una sensazione di felicità assoluta ma al tempo stesso di paura, perché con la felicità spesso arrivano le migliori batoste, mi chiedevo come fosse possibile che una cosa tanto bella potesse succedere a me, non so perché ma fu così. Premetto che mio figlio è la mia vita, lo amo più di ogni altra cosa al mondo e per lui farei l’impossibile.
Durante i nove mesi ebbi la costante sensazione che qualcosa sarebbe accaduto, aspettai il settimo mese per fare i primi acquisti, guardavo le vetrine ma trattenevo il sorriso per la paura di far scoppiare quella felicità che avevo dentro e che sentivo in qualche modo sarebbe stata spazzata via.
Dopo la sua nascita questa sensazione si affievolì ma non scomparve del tutto. Aveva 5 giorni e durante la notte lo sentii soffocare, stava soffocando per via del reflusso gastroesofageo, riscontrato dalla mia pediatra di fiducia che mi prescrisse uno sciroppo anti-reflusso che in parte lo aiutò, ma i successivi due mesi furono duri perché poverino poteva dormire praticamente seduto. Successivamente andò meglio, non gli somministrai più nulla, fino a qualche mese fa, personalmente non riscontrai sintomi importanti, Samu non ha mai effettuato esami strumentali per stabilire se e in quale misura è presente il reflusso gastrico, ma la pediatra dopo averlo visitato per via di un raffreddore che sembrava non passare mai, prescrisse nuovamente lo sciroppo ritenendo lo stato infiammatorio di Samuel un ritorno di succhi gastrici in gola.
All’età di un mese e mezzo circa, mi accorsi che non seguiva i miei movimenti con gli occhi, in realtà lo notai molto prima, ma tutti compresi i pediatri, dissero di aspettare i fatidici 40 giorni, perché al passare di questi i neonati dovrebbero cominciare a vedere più nitidamente. Inoltre soffriva di fotofobia tanto da costringermi a girare la navetta nel senso opposto alla fonte di luce, e di nistagmo cioè il movimento continuo e incontrollato degli occhi.
Sicura delle mie sensazioni e grazie alla mia pediatra di fiducia che non sottovalutò le mie preoccupazioni di neo-mamma (pediatra di fiducia e non la pediatra effettiva di Samuel), partimmo per Padova c/o la Fondazione Robert Hollaman, che si occupa di consulenza e sostegno a bambini con deficit visivo. Samuel fece tutti gli esami del caso, erg, pev, visita neurologica, ortottica e oculistica, così dopo un paio di giorni ci comunicarono la tragica verità: Samuel era cieco, forse percepiva la luce, percezione destinata a svanire con la crescita.
Il mondo ci crollò addosso, penso che nulla potrà mai farmi male tanto quelle parole di quel 19/01/2017, tanto male che tornare in quei luoghi, sentire quegli odori, vedere gli educatori e dottori era ed è insopportabile, tanto quanto era ed è inaccettabile la disabilità di Samuel, ho imparato a conviverci ma ancora non riesco a capacitarmi pensando a quante difficoltà e sofferenze dovrà patire nella sua vita, quanti sforzi dovrà fare per imparare ciò che per gli altri è scontato.
I dottori intuirono immediatamente che si trattasse di una malattia genetica rara, in base ai sintomi e all’età di Samuel si suppose l’amaurosi di Leber.
Lasciai il lavoro con sacrificio lo ammetto, mollai tutto per dedicarmi al mio piccolo angelo tanto desiderato e cercato. La nostra vita fu stravolta, niente era come l’avevo immaginato, nulla aveva più senso se non cercare la soluzione, una terapia genica, un miracolo. Furono mesi bui, fatti di pianti, rabbia, di chiusura totale al mondo esterno, di dolore quasi fisico, di consapevolezza che quella sensazione che mi aveva accompagnata per tutta la gravidanza non era più solo una sensazione, ma un sesto senso.
C’era comunque la speranza, la speranza di una diagnosi errata, di una cura scoperta chissà dove e da chi.
In attesa di eseguire da lì a poco gli esami genetici, iniziammo il nostro viaggio alla ricerca di specialisti, di risposte, passai notti su internet, andammo a Milano, Roma, Napoli, ritornammo a Padova, andammo a Cannero Riviera sempre c/o la Fondazione Robert Hollman, mio marito andò addirittura al tigem ( centro di ricerca genetica telethon) per cercare un uomo di scienza che desse risposta alle nostre domande, una specie di corsa contro il tempo, con la speranza che qualcosa si potesse fare… ma niente. Facemmo 2 ricoveri per effettuare esami approfonditi ed escludere altre malattie.
Nel frattempo cercai di sapere quanto più mi fu possibile sull’amaurosi di leber (LCA) trovai la storia di Christian Guardino su facebook, un ragazzo affetto da questa malattia genetica, nato cieco e guarito grazie alla scoperta scientifica sul gene che gli aveva causato la cecità. Presa dall’emozione e dalla voglia di far qualcosa, dalla speranza che mio figlio avesse quella stessa malattia e soprattutto la stessa mutazione genetica, gli mandai un messaggio su messenger, nella totale convinzione che quel messaggio non avrebbe ricevuto risposta.
Il giorno seguente invece trovai un suo messaggio, Cristian fece leggere la mia storia a sua madre, che gentilmente mi rispose, grazie a lei entrai a far parte del gruppo di famiglie con figli con LCA creato su facebook, grazie al quale conobbi Silvia, un’italiana che vive in America e che mi aiutò a interagire con gli altri genitori, mi diede sostegno e forza.
A novembre del 2017 ricevemmo gli esiti degli esami genetici, Samuel era affetto dalla malattia genetica rara chiamata Sindrome di Okur – Chung, una malattia neurologica ci spiegarono, scoperta nel 2016, nel suo anno di nascita, della quale si sapeva poco o niente. La stessa neurologa di Padova fece ricerche per saperne di più lei stessa mi disse che purtroppo in letteratura esistevano pochissimi casi descritti, che le risposte sulla salute di Samuel, su tutti i sintomi descritti da questa malattia, le avrei ricevute solo col tempo. Samuel avrebbe potuto non parlare, avere problemi di alimentazione, di sviluppo motorio, per il quale a Padova notarono già dei ritardi non dovuti alla “semplice cecità”, problemi di sviluppo cognitivo ecc…
Non feci che piangere quella notte, il dolore mi sembrava insopportabile, la paura mi aveva annientata, avevo paura di non essere capace, non capivo perché, cosa dovevo fare, come dovevo fare nel mio piccolo paese del sud italia, dove regna l’ignoranza, dove per mesi abbiamo cercato aiuto senza trovarlo, dove non hanno la minima idea di come approcciare con un non vedente, dove la sindrome di okur-chung era quasi una parolaccia. E il mio bambino sarebbe stato felice? Sarei riuscita a comunicare con lui? Mille domande mi assalirono la mente….
Grazie a Silvia, alle sue pazienti ricerche, riuscii a contattare il dott. Okur dal quale purtroppo non ricevetti le risposte che cercavo, forse perché interagire era difficile a causa della diversa lingua, mi iscrisse in questo gruppo, un gruppo di genitori che vivono le mie stesse esperienze, dove conobbi Jennifer Sills, una super mamma che ha creato e sta creando qualcosa di grande per aiutare tutti i nostri figli, grazie alla quale ho conosciuto la meravigliosa persona che mi aiuterà a tradurre la nostra storia.
Lessi immediatamente tutte le storie pubblicate dalla creazione del profilo, mi sentii meno sola, spaventata per la miriade di disturbi letti e che fortunatamente Samuel non aveva, ma che mi terrorizzavano pensando si potessero sviluppare in qualsiasi momento.
Nel mio piccolo sto cercando oggi di aiutare la ricerca, di portare conoscenza e consapevolezza in Italia, o quantomeno in una parte di essa, su questa malattia genetica rara.
Samuel è cresciuto ed ha superato ogni mia aspettativa, è un bambino vivace, ama giocare, adora le macchinine e cavallino (giocattolo), ama sperimentare con le manine, si è ben inserito all’asilo dove impara cose meravigliose, ripete tutto ciò che sente, parla benissimo, inizia a costruire le frasi, si muove bene, cammina da solo, ha difficoltà a spostarsi nello spazio e nel ricercare oggetti, ma ci stiamo lavorando, lui fa psicomotricità 2 volte alla settimana, e da circa un mese l’unione ciechi ci assegnato una terapista tiflologa che vede Samu 6 ore a settimana.
Samu ha disturbi del sonno da qualche mese, ci impiega un po’ ad addormentarsi e spesso si sveglia in piena notte con gli occhi chiusi, si siede sul letto con il corpo rigido e non vuole nemmeno essere toccato, poi si calma e viene nel lettone, dove ultimamente è molto presente.
Ha una minima pielectasia renale di circa 9mm, l’arcata gengivale superiore è un po’ sporgete e non ha ancora messo i secondi molari, mastica abbastanza bene ma non tanto da potergli proporre un formato di pasta più grande o della carne a pezzetti, spesso digrigna i denti, è nervoso soprattutto con me, tende a schiacciarsi gli occhi con le dite per questo indossa gli occhiali, morde come un cagnolino le mani degli altri soprattutto quando è felice, stringe forte nelle sue manine le mani della persona con cui gioca quando è contento, questo lo fa nel gioco ma sono atteggiamenti molto simili a quelli notati in un bambino autistico che conosco. Infine è stitico sin dalla nascita. Tra tutti questi piccoli disturbi non sappiamo quali siano in qualche modo riconducibili alla malattia genetica, da mamma noto tutto e sto attenta a tutto, anche sbagliando perché avere il proprio figlio costantemente sotto lente di ingrandimento non è molto salutare.
Sono felicissima di far parte di questa grande famiglia, è bello sapere di non essere soli.